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Noi uomini vogliamo sempre andare oltre le barriere, sia quelle che ci costruiamo da soli sia quelle che ci sentiamo imposte dall’esterno. È un “istinto” buono, che spinge a migliorarci, a dare di più. Ma ci sono alcune barriere naturali che è meglio non infrangere, e una di queste è la nostra barriera intestinale. Di cosa stiamo parlando?

Questa “barriera” è composta dalla mucosa intestinale che, oltre alla funzione di digestione e assorbimento, svolge un ruolo molto importante di sbarramento protettivo per l’organismo. Il mantenimento della sua integrità si attua grazie a un complesso di giunzioni, dette tight juctions, che si realizzano tra le cellule epiteliali intestinali (enterociti): in questo modo si garantisce il corretto assorbimento dei nutrienti, perché solo le piccole molecole preventivamente e adeguatamente digerite, potranno attraversare gli enterociti.

Il sistema digerente svolge quindi un’azione indispensabile per la nostra salute, perché è in grado di riconoscere, negli alimenti che digerisce, tra “self “ e “non self”, attraverso una serie di meccanismi che si realizzano a partire dalla bocca all’intestino. Che cosa sono self e non self? Come dice la parola stessa, il self è tutto ciò che viene riconosciuto come proprio dell’organismo, tutto ciò che lo compone e gli permette il corretto funzionamento; il non self è tutto ciò che ne è estraneo e potenzialmente dannoso. Questo riconoscimento è attuato dal sistema immunitario che sorveglia e protegge l’organismo nei confronti di possibili aggressioni. E pensiamo che il 60% di tutte le nostre cellule immunitarie si trova a ridosso delle pareti intestinali, che è la vera e propria frontiera che prova ad essere superata dagli agenti maligni per il corpo!

Ora, cosa c’entra questo discorso della barriera intestinale con l’alimentazione? Il fatto è che molteplici fattori, legati per lo più allo stile di vita e all’alimentazione, sono in grado di ridurre la selettività della mucosa intestinale, determinando così l’insorgenza della cosiddetta “sindrome dell’intestino gocciolante”, leaky gut syndrome (e già il nome non promette nulla di buono). In questa condizione, le strette giunzioni delle cellule intestinali subiscono un’alterazione tale da consentire il passaggio di molecole non self e quindi potenzialmente pericolose. Se viene oltrepassata la soglia consentita delle concentrazioni di elementi tossici, viene stimolata nell’organismo l’attività del tessuto linfoide associato alle mucose provocando a sua volta uno stato infiammatorio a carico delle cellule della mucosa intestinale!

Se questo stato infiammatorio si protrae, oltre che a provocare un aumento della permeabilità intestinale nei confronti di sostanze potenzialmente nocive, arreca un danno ai sistemi di trasporto necessari per l’assorbimento dei nutrienti. Inoltre, uno stato infiammatorio cronico si pone come la base per l’istaurarsi di diverse condizioni patologiche pericolose, tra cui resistenza insulinica, diabete mellito di tipo 2, dislipidemie, obesità e malattie cardiovascolari. Insomma si verifica un effetto domino con conseguenze a volte irrimediabili!

Avere una corretta alimentazione ci permette di evitare il rischio che tutto ciò accada!

Per fortuna abbiamo anche un altro alleato, un ulteriore sistema di difesa che agisce sempre a livello intestinale, l’ecosistema microbico, capace di svolgere un’azione attiva nei confronti di ciò che potrebbe svelarsi dannoso. L’alterazione della flora batterica intestinale (di cui avrete sicuramente sentito parlare), detta disbiosi, si pone come un’altra causa per l’istaurarsi della sindrome dell’intestino gocciolante. E ancora una volta le nostre abitudini alimentare e di stile di vita sono responsabili del danneggiamento o addirittura della distruzione di questo prezioso ausilio con gravi conseguenze per noi stessi!

Impariamo quindi a rispettare la barriera intestinale e la flora batterica e a conoscere gli alimenti che le indeboliscono. Alcuni cibi sono universalmente dannosi, altri variano da individuo ad individuo.

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