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Una moderata perdita di peso corporeo, pari a circa il 10% del peso iniziale, è associata a un miglioramento dello stato di salute generale e a una riduzione del rischio di sviluppare patologie croniche.

Vi siete mai chiesti perché il nutrizionista misura la circonferenza dell’addome? Perché pone tanta premurosa cura a quel punto del corpo?

Ebbene, il grasso localizzato a quel livello, detto grasso addominale, è maggiormente associato al rischio di sviluppare patologie croniche come l’ipertensione, il diabete di tipo 2 e le patologie coronariche
(solo per citarne alcune), tutte malattie che a loro volta sono associate a ulteriori complicazioni.
Ed ecco che pian piano da uno stato di buona salute con qualche chilo in più si passa ad una lunga lista di farmaci da assumere e ad esami del sangue pieni di asterischi. Che fare allora?

Prima di tutto, perdere i chili in eccesso! Infatti, numerosi studi scientifici mostrano come una perdita di peso pari a circa il 10% del peso iniziale porta numerosi benefici a livello della sensibilità all’insulina con abbassamento della glicemia e a livello del profilo lipidico con la diminuzione del valore del colesterolo e dei trigliceridi. Di conseguenza, gli esami del sangue migliorano e qualche asterisco inizia a sparire. Ma non finisce qui, diminuisce la suscettibilità alla trombosi e migliora lo stato infiammatorio e la funzione endoteliale. Tutto questo ha ripercussioni positive sul rischio di sviluppare patologie coronariche. Pian piano ci si inizia ad allontanare da quel rischio che si vedeva ormai da troppo vicino.

Noi di Metodo Nigef amiamo le sfide e amiamo lanciarle a chi ci segue: se si iniziano a fare dei sacrifici, rinunciando a qualche prelibatezza culinaria, non ci si può accontentare solo di una riduzione del rischio di sviluppare quelle patologie croniche. La scelta migliore dal punto di vista di salute sarebbe quella di eliminare più grasso addominale possibile in modo da rientrare nella soglia della circonferenza vita, la cui misura non dovrebbe superare gli 88 cm nella donna e i 102 cm nell’uomo. Ora sì, che la sfida diventa entusiasmante!

Perché accontentarsi di una lieve riduzione del rischio quando, facendo un po’ di attenzione a tavola, quel rischio può essere abbattuto enormemente? Non significa che quei piatti così gustosi e invitanti improvvisamente diventino adornati solo di pollo ai ferri e verdure lessate. Il sapore della tavola deve essere assolutamente conservato, ma è necessario mettere ordine attraverso un piano alimentare bilanciato, equilibrato, personalizzato e non privativo per raggiungere il grande traguardo della buona salute. Allora forza! Il premio in palio potrebbe essere davvero un netto miglioramento degli esami del sangue e l’abbandono di qualche farmaco a cui ci si era già rassegnati di dover prendere a vita.

 

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