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Sulle etichette dell’acqua minerale sono riportate tante informazioni e, purtroppo, di molte di esse non si conosce neanche il significato. Saper leggere bene le etichette permetterebbe di scegliere l’acqua più adatta a ciascuno di noi.

Una delle prime voci da controllare in etichetta riguarda il “residuo fisso” che esprime la quantità di sali minerali disciolti in un litro di acqua, fatto evaporare completamente a 180°C. Il suo valore viene riportato generalmente in milligrammi per litro (mg/l). In base al residuo fisso l’acqua minerale naturale si distingue in minimamente mineralizzata, caratterizzata dal residuo fisso più basso (50 mg/l), oligominerale, medio minerale, ricca di sali minerali e infine in acqua di sorgente, che presenta il valore maggiore di residuo fisso (1500 mg/l).

Oltre alla quantità assoluta di sali minerali, una classificazione più dettagliata delle acque le cataloga in base al tipo di sali minerali presenti. Si possono quindi distinguere acque contenenti bicarbonato, solfate, clorurate, calciche, magnesiache, fluorate, ferruginose, acidule, sodiche e iposodiche.

È quindi evidente che saper leggere bene le etichette delle bottiglie permette di capire meglio le caratteristiche di quello che si sta bevendo.

Si parte con il pH che misura l’acidità dell’acqua. Se il valore è 7, l’acqua è neutra; più il valore è inferiore a 7 e più l’acqua è acidula; viceversa, più è superiore a 7 e più l’acqua è alcalina. Quando c’è anidrite carbonica (che indica che l’acqua è gassata), l’acqua è inevitabilmente acidula perché questo gas si scioglie in acqua come acido carbonico.

Si passa quindi al contenuto in nitriti e nitrati, che sono i parametri maggiormente tenuti sotto controllo: il limite massimo consentito per i nitrati è di 45 mg/l per l’adulto e (attenzione!) 10 mg/l per il bambino, mentre i nitriti dovrebbero essere assenti e, al massimo, non superare la concentrazione di 0,02 mg/l.

I risultati analitici indicano invece l’elenco dei singoli minerali espressi in ioni, cioè la composizione dettagliata del residuo fisso. In particolare, si ha la durezza che è il valore del calcare sciolto: più è alto il valore, più l’acqua è calcarea; la conducibilità elettrica: più minerali ci sono, più l’acqua permette il passaggio di corrente elettrica. Valori sotto i 100 indicano acque povere di sali minerali.

Come scegliere l’acqua più adatta alle diverse condizioni di salute?

Ebbene, le acque minimamente mineralizzate (residuo fisso inferiore a 50 mg/l) stimolano la diuresi e sono particolarmente indicate per i neonati e la prima infanzia.

Le acque oligominerali (con residuo fisso tra 50 e 500 mg/l) hanno un’azione diuretica e sono indicate nella cura della gotta e della calcolosi urinaria.

Le acque medio minerali (con residuo fisso tra i 500 e i 1500 mg/l) sono indicate nelle gastriti ipocloridriche (cioè quelle con bassa secrezione di succhi gastrici), poiché, a contatto con l’acido cloridrico dello stomaco, liberano anidrite carbonica, che, a sua volta, stimola una maggiore produzione di succhi gastrici.

Le acque ricche di sali minerali (con un residuo fisso superiore a 1500 mg/l) possono essere utili per stimolare la secrezione gastrica e per regolarizzare le funzioni del fegato.

Tanto ci sarebbe ancora da raccontare sull’acqua, per esempio, quanta acqua bere al giorno, prima, durante o lontano dai pasti e tanto altro. Che ne dite se le dedicassimo qualche altra riga nelle prossime puntate?

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