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La fragilità ossea nell’anziano è fortemente correlata al suo stato di salute e alla sua dieta.

 

Sono stata recentemente colpita da un articolo pubblicato sul Journal of the American Geriatrics Society in cui viene effettuata una revisione di quattro studi su un totale di 5.789 adulti di età pari ad almeno 60 anni seguiti per una circa 3,9 anni. Tale revisione mostra che una maggiore aderenza alla dieta mediterranea è associata a un rischio significativamente più basso di incidenti dovuti a fragilità nelle persone anziane. Infatti, gli anziani con aderenza moderata alla dieta mediterranea avevano un rischio ridotto del 38% di fragilità, mentre quelli con una aderenza elevata presentavano una riduzione del rischio del 56%. Una notevole differenza soprattutto se si pensa a tutte le conseguenze legate ad una maggiore fragilità ossee e quindi ad una maggiore probabilità di fratture. Purtroppo però gli studi su tale tema non sono molti  e sarebbe necessario ottenere ulteriori informazioni su quali componenti della dieta mediterranea sono associati alla fragilità (per esempio frutta e vegetali, vino rosso) e quali componenti della fragilità sono più colpite.

 

Da qui è partita la mia riflessione su cosa accade al nostro organismo man mano che invecchiamo e cosa può essere più utile e perché. Innanzitutto si verifica una diminuzione del metabolismo basale che porta a a una minore massa magra (massa muscolare). tale cambiamento ha due importanti conseguenze: da una parte si ha una diminuzione delle necessità energetiche per cui si deve iniziare a stare molto attenti alla scelta degli alimenti in modo da ridurre le calorie ingerite senza alterare la quantità di nutrienti ingeriti; dall’altra il fatto che un individuo di 70 anni abbia circa un 40% di massa muscolare in meno rispetto all’adulto giovane significa che “l’impalcatura” del suo corpo è più fragile perché le ossa sono meno sorrette e sostenute dai muscoli. Inoltre, la sedentarietà e la scarsa attività fisica accelera la perdita di calcio osseo e di massa magra, andando ad aggravare la forza e la resistenza dell’apparato muscolo-scheletrico. A questa percorso fisiologico si possono poi associare diverse condizioni patologiche a livello fisico e mentale, frequenti nell’anziano, che purtroppo aggravano ulteriormente la situazione.

 

Mi chiedo allora come aiutarli a tavola, come sostenerli nelle loro scelte quotidiane in modo che il cibo possa portare benefici al loro corpo. Nell’articolo di riferimento viene menzionata giustamente la dieta mediterranea perché è una dieta variegata, ricca di frutta e verdura, di cereali, con la giusta quantità di proteine ben bilanciate tra quelle vegetali e animali, un contenuto di grassi equilibrato e uno scarso quantitativo di zuccheri semplici. Ma perché è importante stare attenti a ciascuno di questi alimenti. Innanzitutto, abbiamo accennato al fatto che l’anziano ha una minore necessità energetica, quindi attenzione a non esagerare con le calorie. Da questo ne discende la limitazione agli zuccheri semplici e ai grassi. Inoltre, durante la senescenza sono spesso presenti patologie come il diabete in cui la presenza eccessiva di zuccheri semplici peggiora la condizione clinica. I grassi devono essere presenti poiché sono essenziali al nostro organismo, ma attenzione alla quantità e alla qualità ingerita. L’anziano dovrebbe infatti prediligere i grassi “buoni” come ad esempio quelli dell’olio di oliva extravergine e quelli del pesce. Le proteine sono importanti, ma sarebbe necessario tenere un buon equilibrio fra quelle di origine vegetale (es legumi e cereali) e quelle di origine animale (es formaggi, uova, carne e pesce) questo perché le fonti proteiche vegetali non hanno colesterolo e possiedono un buon quantitativo di fibre utile per aiutare la motilità intestinale spesso compromessa da una riduzione fisiologica dell’attività digestiva e dall’assunzione di farmaci. Inoltre le fibre sono un’ottima prevenzione nei confronti dei tumori gastrointestinali. Per garantire all’organismo dell’anziano un apporto sufficiente bisognerebbe prediligere i cereali meno raffinati.

 

L’utilizzo dei farmici, la scarsa disponibilità di frutta e verdura fresca in casa, spesso la fatica a nutrirsi, il rallentamento dei processi di digestione e assorbimento, le patologie che diminuiscono i depositi corporei portano a carenze di vitamine e minerali. Si dovrebbe quindi consumare quotidianamente frutta e verdura non spremuta né sbucciata in modo da non intaccare il loro naturale quantitativo di fibre, vitamine e minerali. Tuttavia, se vi sono problemi di masticazione, l’alimento deve chiaramente essere triturato, ma con l’attenzione di consumare immediatamente il prodotto oppure se deve essere conservato bisognerebbe aggiungere abbondante succo di limone e coprirlo con cura in modo da minimizzare la perdita di vitamine.

Non da ultima l’acqua. Spesso si verifica una diminuzione dello stimolo della sete, una mancanza di motivazione personale, paura dell’incontinenza urinaria, incapacità di soddisfare autonomamente lo stimolo del bere, tutte condizioni che possono provocare disidratazione connesse a loro volta a infezioni dell’apparato urinario, stipsi, squilibrio dei sali minerali presenti nell’organismo. Per aumentare il quantitativo di liquidi assunti durante la giornata si possono sfruttare le tisane, i brodi di cottura, i sughi..

Infine il sole, così prezioso per il corpo e per la mente. Non sottovalutare l’importanza di stare all’aria aperta.

 

Volgiamo il nostro sguardo agli anziani e prendiamoci cura di loro anche attraverso le scelte alimentari.

 

 

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